I gusti del pubblico italiano

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Barbazza
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I gusti del pubblico italiano

Messaggio da Barbazza »

Leggendo "Cent'anni di cinema italiano" di G.P.Brunetta mi ha colpito un dato sugli incassi del 1960.
I primi quattro incassi dell'anno sono:
La Dolce Vita di Fellini
Rocco e i suoi Fratelli di Visconti
La Ciociara di De Sica
Tutti a casa di Comencini


Oltre alla nazionalita' italiana dei titoli (ora sarebbe un miracolo !) dovuto a una contingenza di fattori quali la buona salute produttiva e la contemporanea presenza di autori geniali, quello che salta all'occhio e' il tipo di film che il pubblico prediligeva in quegli anni. Un pubblico scolasticamente arretrato rispetto ai giorni nostri ma che non si impressionava ad assistere a opere di intrattenimento complesso quali le succitate. Per contestualizzare maggiormente la situazione, aggiungo che negli anni successivi alla testa degli incassi si piazzarono Divorzio all'Italiana, Matrimonio all'Italiana, Il Gattopardo e L'Armata Brancaleone.

Ultimamente, dopo avere assistito a Volver di P.Almodovar, dando un occhiata alla sala ho avuto la chiara impressione di avere assistito a un film "da festival", guardando le facce del pubblico ;)
In realta' Volver (lo prendo solo a mo' di esempio) e' un film accessibile, divertente e toccante: una versione moderna e iberica di cio' che era la commedia all'italiana negli anni '60. Il fatto che ora sia percepito come film d'essai ( quindi "difficile") come la maggior parte dei film che non provengono da Hollywood o dalle ditte italiane di Natale ( Parenti, Vanzina, Pieraccioni etc.) mi ha indotto a una riflessione sul cambiamento dei gusti del pubblico in questi ultimi anni.

Il pubblico italiano del 2006 come reagirebbe alle opere di Fellini, Visconti e De Sica, in un ipotetico universo parallelo ?
E senza scomodare la fisica quantistica (anche perche' non so cosa sia:)), siamo ancora ricettivi a un cinema del genere o la partita con gli effetti speciali e le star da 50 trilioni di dollari a film e' persa in partenza ?

Saluti, B.
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vegeta85
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Messaggio da vegeta85 »

bel thread...ora devo uscire, ma dopo posterò un mio pensiero.
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Elim Garak
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Messaggio da Elim Garak »

Ieri parlavo con un mio amico regista. E' andto alla commissione beni culturali a presentare un progetto di film. Lui continuava a dire di volersi inserire nel filone di Billy Wilder e Blake Edwards. Dall'altra parte continuavano a rispondergli: "Vede, lei deve rendersi conto che il campione di incassi è Notte prima degli esami...". Questo per 3-4 volte. Sconfortante... 8(
Ciao e a presto!

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Marv
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Messaggio da Marv »

Elim Garak ha scritto:Ieri parlavo con un mio amico regista. E' andto alla commissione beni culturali a presentare un progetto di film. Lui continuava a dire di volersi inserire nel filone di Billy Wilder e Blake Edwards. Dall'altra parte continuavano a rispondergli: "Vede, lei deve rendersi conto che il campione di incassi è Notte prima degli esami...". Questo per 3-4 volte. Sconfortante... 8(
e chi è che ha colpa in tutto ciò?
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Straw Dog
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Messaggio da Straw Dog »

Un elemento a mio parere interessante è quando (Barbazza) scrivi : un pubblico scolasticamente arretrato rispetto ai nostri giorni ma che non si impressionava...
Ecco, ora il pubblico si presuppone (?) decisamente più istruito rispetto alla popolazione di 46 anni fa, ma pur sempre in un ruolo meramente passivo poiché è tale lo sguardo : esso riceve delle immagini che non produce. Forse il problema del pubblico è un falso problema, rispetto a ciò di cui il suo sguardo può fruire. E perché, allora, lo sguardo attuale deve posarsi su elementi così mediocri?
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il Grifone
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Messaggio da il Grifone »

Stavo parlando dell'argomento proprio pochi giorni fa con alcuni amici...bello che venga proposto qua (oltre che molto interessante).

Riguardo i dati degli incassi degli anni '60 è naturale che sia così, se ricordiamo che, per tutti gli anni del boom economico, Cinecittà era riuscita a reggere ampiamente il confronto con il cinema straniero. Cinecittà è stata un po' l'Hollywood del dopoguerra (se mi passate il confronto), e persino molti registi stranieri venivano a girare in Italia.
I film italiani degli anni '60, inoltre, rispecchiavano per la maggior parte soprattutto il diffuso benessere e l'agiatezza di cui l'Italia godeva...il cinema era uno specchio nel quale riflettersi, o perlomeno era ancora considerato "arte". La gente riusciva a riconoscersi nella pellicola: non si andava ancora al cinema per somigliare a qualcuno o per immaginare di essere il protagonista, ma per guardare sé stessi. E il cinema veniva ancora considerato "arte" a tutti gli effetti.

Purtroppo invece (questo è infatti ciò che sostenevo l'altra sera) oramai tra il pubblico è passata l'idea che il cinema non sia arte, ma intrattenimento allo stato puro, senza un minimo di spessore.
Ogni volta che parlo con qualcuno che voglio portare al cinema, mi viene sempre detto "Ma no, dai, non andiamo a vedere questo...io vado a guardare un film per divertirmi, non per pensare". E' infatti questa l'idea imperante del pubblico odierno (soprattutto italiano e statunitense...già in Francia o in Inghilterra le cose iniziano ad essere diverse): l'idea del cinema non come la tanto declamata "settima arte" ma come uno svago per non pensare. Ecco perché Notte prima degli esami, le varie Natalate becere della coppia Boldi/de Sica e altre boiate simili vengono poi premiate, al botteghino: perché non hanno spessore, non fanno pensare. Prendi, vai là, ridi (o nel mio caso non ridi) e scivola via, come la maggior parte delle cose che vengono fatte oggi...intanto hai occupato due ore.

La cosa peggiore è che questo atteggiamento non è nemmeno un abitudine solo del cinema, ma un vero e proprio problema socio-culturale (sembra che ingigantisco la cosa, ma personalmente sento moltissimo questa situazione): basti pensare che il programma più visto dell'estate è stato Cultura moderna, che il più alto share dell'anno viene raggiunto dai reality e che i giovani tra i 14 ed i 24 anni sanno più cose della crisi Albano-Lecciso che della guerra in Iraq (ho visto certe inchieste giornalistiche condotte tra i giovani da far rabbrividire...).
Vorrei inoltre ricordare che un italiano medio compra meno di sette libri all'anno e ne legge meno di cinque, ultimi in Europa. In compenso abbiamo il più alto numero di cellulari pro-capite.
Il troppo benessere ha portato a questa vera e propria atrofizzazione culturale, dove si cerca di pensare il meno possibile e di avere sempre tutto a portata di mano; il troppo benessere e la poca cultura, che porta con sé la poca voglia di crescere intellettualmente e di formarsi, che porta a sua volta con sé la poca cultura. Circolo vizioso.

La situazione è veramente preoccupante (non vorrei essere catastrofico, ma come ripeto questo problema è una mia vera e propria ossessione)... :( :( :(

P.S. C'è anche da dire che la maggior parte dei registi vecchi e nuovi, complice la politica sugli incassi e le logiche di profitto imperanti, si sono volontariamente appiattiti agli standard del cinema odierno. E comunque chi fa ancora cinema di un certo spessore viene prima o poi soffocato (dalle case produttrici o dal pubblico, spesso da entrambi). Ovviamente questo è un discorso generale, non un'assolutizzazione (non prende quindi in riferimento i soliti noti o le mosche bianche che riescono ancora a fare del cinema un'arte e che sono contemporaneamente premiati dal pubblico...ma sono una piccolissima minoranza che esula dalla norma).
«No, sa cosa stavo pensando? Io stavo pensando una cosa molto triste: cioè che io, anche in una società più decente di questa, mi troverò sempre con una minoranza di persone. Ma non nel senso di quei film dove c'è un uomo e una donna che si odiano, si sbranano su un'isola deserta perché il regista non crede nelle persone. Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone. Mi sa che mi troverò sempre a mio agio e d'accordo con una minoranza...e quindi...» (Nanni Moretti, Caro diario…)
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Messaggio da Galbo »

a mio parere negli anni 60' l'offerta cinematografica era decisamente più povera di adesso; voglio dire che opere cinematografiche di alto livello (più straniere che italiane in realtà) escono anche oggi ma sono penalizzate dalla concorrenza con film a grosso budget che "occupano" la maggior parte degli schermi relegando gli altri ad una distribuzione limitata. Per quanto rigurarda il cinema italiano poi, è certamente vero che gli anni 60 sono stati partcolarmente "fecondi" ma a mio parere è solo un discorso ciclico; la qualità si è nel tempo spostata verso altre cinematografie europee, americane, asiatiche e così via
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MelvinUdall
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Messaggio da MelvinUdall »

thread molto interessante B. ;)
concordo con molte cose dette dal Grifone, e aggiungo che oggi si scommette molto poco sulla cultura e si ha poca fiducia nel pubblico. Purtroppo mi sembra che siamo finiti un po' in un cul de sac (erano anni che volevo usare quest'espressione :-)) : si tende a dire che il pubblico vuole solo film spensierati ma alla fine nessuno (o pochi) hanno il coraggio di scommettere su qualcosa di impegnativo. D'altra parte il pubblico può senza dubbio dire che l'offerta non è ampia e i pochi film che si allontanano da un certo standard sono estremamente penalizzati da una distibuzione ridicola.
Io voglio invece credere che al cinema (ma anche in tv) il pubblico potrebbe rispondere positivamente se uscissero nuovamente pellicole del calibro de La Dolce Vita. C'è anche da dire che negli anni 60 il pubblico non aveva altri svaghi oltre il cinema, la televisione in Italia l'avevano ancora in pochi sebbene fosse diffusa dagli anni 50 e andare al cinema era un vero e proprio evento, rito di gruppo. Adesso è uno delle tante cose che si possono fare nel tempo libero, ed è oltretutto mercificato come qualsiasi altra cosa si possa in qualche modo "vendere".
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click
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Messaggio da click »

C’è un aspetto che mi pare nessuno abbia ancora sottolineato, ovvero dove e soprattutto chi sono i nuovi Fellini, Visconti, Comencini e Antonioni della cinematografia italiana? Mi pare che non ci siano né in attività né all’orizzonte.
Premesso questo c’è anche da dire che non è assolutamente vero che quarant’anni fa tutti facevano la fila fuori dai cinema per vedere le pellicole d’autore. La Dolce Vita è stato per Fellini l’unico vero successo commerciale della sua carriera, i cui incassi gli hanno permesso di fare cinema (a fondo perduto) per i successivi trent’anni. Non parliamo poi di Visconti. Dopo il flop clamoroso de “Il Gattopardo” nel ‘63 la Titanus rischiò il fallimento, e si salvò perché il suo proprietario, il mitico Goffredo Lombardo, vendette quasi tutto il suo patrimonio personale per ripianare i debiti.
Altro elemento che non è stato considerato è che il cinema italiano è privo di “Dive e Divi”, ovvero di quegli attori, più o meno bravi poco importa, che fanno sognare il pubblico e che permettono più concretamente ad un film di riscuotere successo per la loro solo presenza. Attori e attrici italiane di oggi giocano tutti, ovviamente pubblicamente, a fare gli antidivi, lasciando il posto nell’immaginario popolare agli eccessi di starlette a calciatori.

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Barbazza
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Messaggio da Barbazza »

MelvinUdall ha scritto:thread molto interessante B. ;)
Grazie, cara ;)
concordo con molte cose dette dal Grifone, e aggiungo che oggi si scommette molto poco sulla cultura e si ha poca fiducia nel pubblico.
Io praticamente su tutto. Mi sembra un analisi impietosa ma realista.
Io voglio invece credere che al cinema (ma anche in tv) il pubblico potrebbe rispondere positivamente se uscissero nuovamente pellicole del calibro de La Dolce Vita.
Ammiro il tuo ottimismo, ma sono convinto del contrario :(
C'è anche da dire che negli anni 60 il pubblico non aveva altri svaghi oltre il cinema, la televisione in Italia l'avevano ancora in pochi sebbene fosse diffusa dagli anni 50 e andare al cinema era un vero e proprio evento, rito di gruppo. Adesso è uno delle tante cose che si possono fare nel tempo libero, ed è oltretutto mercificato come qualsiasi altra cosa si possa in qualche modo "vendere".
Era un evento, ma molto frequente. Tieni conto che in italia si vendevano dieci volte i biglietti di adesso: piu' di ottocento milioni, quando l'anno scorso in tutta Europa se ne sono venduti poco piu' di 900. Impressionante.

Saluti, B.
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Barbazza
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Messaggio da Barbazza »

click ha scritto:C’è un aspetto che mi pare nessuno abbia ancora sottolineato, ovvero dove e soprattutto chi sono i nuovi Fellini, Visconti, Comencini e Antonioni della cinematografia italiana? Mi pare che non ci siano né in attività né all’orizzonte.
Non ci sono,Click: sono d'accordo.
Ma se ci fossero ?

Rileggendo il mio primo post, ho notato che ho messo in primo piano la nazionalita' italiana dei titoli. In realta' volevo mettere piu' l'accento sulla qualita' e l'attenzione a rileggere la storia recente, con le relative conseguenze nella societa' del tempo. Non piu' (neo)realismo, ma puro racconto cinematografico alle prese con la realta'.
Esiste ancora un cinema cosi', che sia italiano/americano/europeo ?
E soprattutto, ci interessa ancora ?

Spero di essermi spiegato meglio, con questa aggiunta.
Non parliamo poi di Visconti. Dopo il flop clamoroso de “Il Gattopardo” nel ‘63 la Titanus rischiò il fallimento, e si salvò perché il suo proprietario, il mitico Goffredo Lombardo, vendette quasi tutto il suo patrimonio personale per ripianare i debiti.
Ma Il Gattopardo non fu un flop, fu un successo: primo posto negli incassi dell'anno. Solo che costo' una cifra spropositata e Lombardo non rientro' nelle spese. Ad affossare definitivamente la Titanus poi ci penso' un peplum, Sodoma e Gomorra.
Altro elemento che non è stato considerato è che il cinema italiano è privo di “Dive e Divi”, ovvero di quegli attori, più o meno bravi poco importa, che fanno sognare il pubblico e che permettono più concretamente ad un film di riscuotere successo per la loro solo presenza. Attori e attrici italiane di oggi giocano tutti, ovviamente pubblicamente, a fare gli antidivi, lasciando il posto nell’immaginario popolare agli eccessi di starlette a calciatori.
:-21
La mancanza di divi e' dovuta alla mancanza di popolarita' del nostro cinema.O viceversa ? :)
Sinceramente ho sempre sottovalutato il fattore "star", ma mi sono accorto che parecchi scelgono il film con Julia Roberts o con Brad Pitt.
Ho un amico che compra tutti i dvd in cui appare De Niro: ha un numero di schifezze considerevoli, ma a lui piace cosi' ;)

Saluti, B.
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giuphish
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Messaggio da giuphish »

Sicuramente oggi si fa molto più cinema con obiettivi non propriamente artistici di allora, ma non sono sicuro che oggi si producano meno grandi film di 30-40 anni addietro, ed ovviamente si parla di cinema mondiale e non prettamente italiano, forse però è più difficile scovarli in sala.
Ed allora è cambiato il gusto del pubblico oppure è proprio cambiato il tipo di pubblico che va al cinema?
E le proposte cinematografiche sono cambiate in funzione del “nuovo” pubblico, o invece è stato il loro mutamento a far cambiare la tipologia dello spettatore che oggi ne va ad usufruire?
Non è secondario il fatto che oggi lo spettatore possa usufruire dei film senza andare al cinema e che d’altra parte chi allora andava al cinema aveva certo meno alternative di oggi.
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Reddy
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Messaggio da Reddy »

Argomento strainteressante....beh una discreta differenza è che nel 60 al primo posto c'era dolce vita di Fellini. Oggi c'è Natale a Miami di Parenti.
Più lapalissiana di così la situazione non potrebbe essere.
Anche se bisognerebbe approfondire il discorso...i vitelloni a modo suo...Fantozzi a modo suo...e i Natali a-spasso-per-il-mondo-in-base-adove-fa-più-trend-ambientarli a modo loro...sono tutti ritratti più o meno validi (cinematograficamente parlando) dell'italiota medio sul quale ironizzare. Che in fondo è poi (in maniera più o meno attinente in base all'individuo), ironizzare su noi stessi....
Purtroppo qua ci sono meno idee, meno "lirica narrativa", più volgarità, gag o simil gag trite e ritrite d'avanspettacolo che pure in tv iniziano a sfigurare...e probabilmente è un'enfasi cercata e voluta dallo spettatore e di conseguenza dalle produzioni. Concordo con grifone, con decisione. E' un problema socio-culturale, la gente non ha voglia di pensare, non ha voglia di riflettere e il cinema diventa più mezzo di intrattenimento che forma d'arte.
@Straw
Spunto molto interessante, ma lo sguardo non è necessariamente passivo. Ti cito Pistoletto perchè è il primo esempio calzante che mi viene in mente...con le sue lastre specchianti,oltre a tutto il resto, invita lo spettatore delle sue installazioni a non essere uno sguardo passivo ma ad essere parte integrante dell'opera e quindi esserne parte attiva.
Inoltre, se consideriamo il cinema come forma di narrazione (perchè tale è escludendo solo qualche branca di cinema sperimentale), che necessita quindi di un ascoltatore, lo sguardo può essere anche considerato passivo, ma subentra necessariamente una fase attiva nel momento (più o meno istantaneo) in cui la mente rielabora le informazioni che lo sguardo percepisce. Quindi, che la vogliamo considerare a livello sensoriale oppure cerebrale una parte attiva nel pubblico c'è sempre. Anche perchè se così non fosse non si avrebbero differenze al botteghino.

C'è poi da approfondire il metodo di fruizione...senza stare a scomodare i dinosauri....oggi abbiamo la tv, che allora era completamente diversa (e non tutti l'avevano), i film in tv sono un automatismo, sul cellulare, in dvd da compare e da affittare da BB, dove ti danno le patatine, la coca e il peluche per il bimbo. Anzi...spe che nel mentre metto in coda da scaricare sti altri due film che domani li vedo sul cellulare mentre aspetto la videoconferenza col mio capo che è in vacanza chissàdove...
Le fiction? I reality? Non son mica altri discorsi...è sempre questo l'argomento...c'è un continuo, osceno connubio tra tv-fiction-reality-film-cronaca-tiggì che fa impressione. Di conseguenza penso che ci sarebbe da approfondire questo preciso aspetto...questa massa informe e ibrida che si trascina portando avanti una zampa e poi tutto il resto. Pensateci un attimo...(mi viene in mente il ballerino della De Filippi o i Costantino e Daniele tronisti che fanno i film su loro stessi che fingono (?) di fare gli attori che vogliono fare un film nel film.......BLEAAHHH)....ci è andata di lusso che qualche produzione italiana non abbia fatto un film o una fiction sulla prima storica serie del grande fratello in Italia, con Pietro Taricone che nella casa faceva se stesso (un reality appunto), però in TV, e nell'ipotetico film interpretava se stesso che era nella casa a fare il reality dicendo che gli sarebbe piaciuto fare l'attore il tutto in diretta tv 24 ore su 24.....devo chiamare Peter per proporgli il seguito di Truman show.
insomma....almeno questa per ora l'abbiam scamapata.


PS: mi casca a fagiolo questa piccola parte presa da wikipedia alla voce "televisione" per sottolineare quanto influisca anche sul mondo del cinema...in fondo a tal proposito sappiamo addirittura che il cinemascope nasce proprio per far concorrenza alla TV che diventa imperante...e per tornare infine allo spunto sul pubblico più arretrato rispetto ad oggi. A voi le successive riflessioni:

"Negli anni '60, con il progresso dell'economia, il televisore divenne accessorio di sempre maggior diffusione, sino a raggiungere anche classi sociali meno agiate; l'elevato tasso di analfabetismo riscontrato fra queste suggerì la messa in onda di Non è mai troppo tardi (1959-1968), un programma di insegnamento elementare condotto dal maestro Alberto Manzi e che, è stato stimato, avrebbe aiutato quasi un milione e mezzo di adulti a conseguire la licenza elementare."
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