Il conte Max (1957) di Giorgio Bianchi

Pellicole cult e film che hanno fatto la storia del cinema, dalla sua nascita al 1980.

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ivs
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Il conte Max (1957) di Giorgio Bianchi

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FILM: Il film di Bianchi è il remake de "Il signor Max" del 1937 di Mario Camerini, con Alberto Sordi nella parte che un ventennio prima fu di Vittorio De Sica (qui nel ruolo di suo mentore). Nel 1991 Cristian De Sica si cimenterà poi con un secondo rifacimento, dagli esiti tutt'altro che felici.
La pellicola, pur senza brillare particolarmente, è capace tuttavia di regalare un'ora e mezzo di equivoci e sane risate. La trama fin troppo scarna ed i dialoghi non sempre ispirati sono, infatti, compensati dal grande affiatamento dei due attori principali, i quali riescono a rappresentare perfettamente l'aspirazione mai sopita dell'italiano medio di elevarsi socialmente. Al centro della vicenda c'è il dualismo borghesia/aristocrazia, dove gli ultimi sono dei ricchi annoiati persi nei loro insulsi rituali, ed i primi dei sempliciotti che sognano, al contrario, un'esistenza meno piatta e ricca di avventure, salvo poi fuggire alla prima occasione verso la loro precedente, monotona, ma più rassicurante vita.
Curioso che alcune scene siano quasi precorritrici "ante litteram" dei moderni cinepanettoni, con relativi cliché (Cortina e l'aristocrazia che si mette in vetrina; il povero che gioca a fare il ricco e insidia la ricca signora). In conclusione, un film cucito su misura su Sordi, divenuto col tempo un vero e proprio "cult", nonché emulato da un numero pressoché infinito di pellicole.

DISCO: Buon video, tratto probabilmente da una copia restaurata o, comunque, ripulita. Il formato originale è rispettato e vi è una discreta definizione e scala di neri/grigi. L'audio è l'originale mono ed è perfettamente intellegibile. Extra assenti, a parte un lungo trailer.
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Saimo
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Re: Il conte Max (1957) di Giorgio Bianchi

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rappresentare perfettamente l'aspirazione mai sopita dell'italiano medio di elevarsi socialmente
Tematica fondamentale già in tutta la filmografia di Mario Camerini, che comincia a occuparsene addirittura negli anni Venti, portandola poi alle estreme conseguenze con commedie come Il signor Max, ma anche in melodrammi come Una romantica avventura (un film quasi flaubertiano).
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