Good morning Aman

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Kitty
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Iscritto il: martedì 1 settembre 2009, 21:00

Good morning Aman

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Aman è un adolescente di origine somala, scappato da Mogadiscio e scampato alla guerra. Brillante e zelante lava le macchine in un salone d'auto, sperando di poterle presto vendere o addirittura guidare. Quando i giorni sono più bui e la Stazione Termini non è più abbastanza grande per contenere i suoi sogni, Aman sale sulle terrazze dell'Esquilino, immaginando una vita perfetta e un viaggio in Inghilterra. Concentratosi fino al sonno sulle sue aspirazioni, viene svegliato da Teodoro, un ex pugile depresso, sprofondato nel passato e incapace di combattere i suoi fantasmi. Soli e insonni, l'uomo e il ragazzo provano a loro modo a riempire l'uno la vita e la solitudine dell'altro. Dentro una notte romana troveranno con esiti diversi la soluzione al dolore e l'emancipazione dalla paura (di vivere).
Claudio Noce, giovane autore di videoclip e cortometraggi, debutta in lungo con un film di formazione fortemente radicato nella realtà romana. A due passi dalla multiculturalità di Piazza Vittorio e dalla liminalità di Stazione Termini, nasce e si sviluppa la relazione tra due individui che riscoprono una dimensione affettiva e una nuova possibilità di vita. Aman è un ragazzo affamato di esperienza che riesce a oltrepassare le barriere dietro alle quali si è trincerato Teodoro, nascondendo la propria incapacità a vivere.
Il merito maggiore del film va riconosciuto alle interpretazioni di Valerio Mastandrea, pesto e dolente, e di Said Sabrie, alla sua seconda prova da attore, efficaci e realisti nell'esprimere la stravaganza e la complessità dei rispettivi caratteri. Esplorando dentro l'anima dei protagonisti e dentro gli appartamenti del rione Esquilino, Good Morning Aman va a rafforzare l'onda del giovane cinema italiano, in crescente successo di pubblico, che racconta con poche metafore e molta realtà l'incontro col diverso.
La vicenda rappresentata si sviluppa attraverso il doppio sguardo dei protagonisti, uno immigrato e l'altro “senza pelle”, proiettati verso il cambiamento e l'affermazione della propria identità. Incarnazione di uno stato confusionale creativo e determinato a imporsi al di là di ogni possibilità, Aman e Teodoro sono sensibilità esasperate e accomunate da analoghi destini di sofferenza, solitudine e disprezzo. L'epilogo non è soltanto un tributo solidaristico e premia il coraggio della perseveranza e della messa in discussione, elevando la moralità a categoria morale indiscutibile.
Formalmente modesto, Good Morning Aman sacrifica la forma per il contenuto ma riesce almeno a mostrare una Roma fuori da qualsiasi retorica da cartolina e ad osservare dietro le apparenze chi porta un cucchiaio con una medicina amara.


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Fortunatamente, secondo la moderna astronomia, l'universo è finito: un pensiero consolante per chi, come me, non si ricorda mai dove ha lasciato le cose.
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