[Pietre Miliari] Dinosaur Jr. - You're Living All Over Me

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PiccoloPrincipe
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[Pietre Miliari] Dinosaur Jr. - You're Living All Over Me

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C'era un tempo in cui, con un pò di snobismo lo ammetto, andavo in giro dicendo che la mia band preferita fossero i Dinosaur Jr. , progetto quasi solista di tale John Mascis , solo in parte la sua strabordante foga limitata nei primi tre album dalla timida personalità di quel Lou Barlow che poi coi Sebadoh delineerà l'estetica lo-fi. 'You are living all over me' è a mio parere il capolavoro di quegli anni, non solo dei Dinosauri ma anche e soprattutto di quel fenomeno chiamato grunge, soprattutto di quella frangia che ricercando ossessivamente non solo una colonna sonora per la rabbia generazionale , ma anche un approccio melodico, sarà alla base del sound dei Nirvana. Anzi, nessuno più di questa band (e dei Pixies) ha ispirato maggiormente, in fin dei conti, la molto più famosa (ahimè) band di Aberdeen, Washington. Il manifesto di Mascis dura nemmeno 4 minuti e si chiama 'The Lung' , traccia numero quattro: ben tre riff , che avrebbero potuto fare le fortune di altrettante songs in stile grunge, si snodano per poco più di un minuto e mezzo prima che il leader declami l'unico verso che compone il testo, subito prima di lanciarsi in uno dei suoi celebri, lancinanti , melodiosi assoli (sorta di riff a se stanti) di un minuto circa, quindi ancora l'intervento del cantato, sofferto, arrotato da numerose sigarette giornaliere e litri di alcool, e un finale tutto giocato tra un giro acustico, un urlo di chitarra distorto e un esplosione di wah-wah. Capolavoro assoluto. Il secondo manifesto è il brano d'apertura, 'Little Fury Things', lanciato da una breve rullata di tamburi, un riff brutale, strepitoso, effettato col wah-wah su cui si eleva il sinistro grido di Mascis, poi una sorprendente, quasi fuori luogo, quiete: nei Dinosaur Jr. tutto sembra avvenire senza un costrutto, senza una logica, come un copia-incolla senza senso, ma il leader sa giocare coi riff , le melodie, i repentini cambi umorali, come se tutto fosse perfettamente naturale e in perfetto ordine. Altri meno abili avrebbero creato solo un casino inascoltabile. L'assurdo, ciò che sembrava assurdo musicalmente parlando solo ieri, oggi diviene perfettamente normale, come se ci fosse sempre stato , come la famosa scultura michelangiolesca che per uscir fuori aveva solo bisogno che fosse tolto tutto il marmo tutto intorno superfluo. La musica dei Dinosauri non ha nulla di nuovo, più la ascolti e più riconosci in questo o quel riff, in questo o quell'assolo, in questa o quella intonazione vocale, precedenti anche ingombranti (Neil Young su tutti), ma più la ascolti, allo stesso tempo, più la senti assolutamente nuova, fresca, dotata di luce propria e non solo riflessa. I manifesti del nascituro grunge, figlio degenere non riconosciuto dai suoi maggiori protagonisti, si sprecano: 'In a Jar' , in particolare, col suo andamento da pop sghembo , elettrificato, nervosissimo, ma anche 'Kracked' , 'Slugdefeast', 'Lose' , avranno tutte il loro bel posticino nel manuale del grunge, alle introduzioni dei vari capitoli. Discorso a parte la boccaccia lo-fi di Barlow, profezia 'sebadiana', dal nome 'Poledo', registrata su qualche terrificante quattro piste col solo accompagnamento della chitarra (e possiamo quasi giurare che il master sia stato poi ulteriormente rovinato da qualche volontaria tortura, tipo tenerlo all'addiaccio un paio di settimane chissà dove), quasi che alla fine ci sentiamo di dire che Albini al confronto sembra Alan Parson. Questo album ha tutto quello che avremmo avuto a metà degli anni 90 , ma otto anni prima. I capolavori del grunge hanno dovuto tutti, nessuno escluso, fare i conti con questa gemma imperdibile, e quelli che ne sono usciti indenni forse si contano sulle dita di una mano. Fortunatamente (per chi come me ha amato molto più i Dinosaur che i Sebadoh) John Mascis era il dittarore che era, ma sfortunatamente , lasciato solo nella sua isoletta inutile a imporre ancora il marchio storico dei Dinosaur a quelli che era non solo ufficiosamente ma anche ufficialmente suoi progetti solisti, ha potuto solo strafare , senza che nessuno lo fermasse un attimo, che gli vietasse di ripetersi all'infinito e far divenire, ahimè, la sua innovazione , poco riconosciuta, notata e apprezzata nel modo giusto, un manierismo. Anch'esso, purtroppo, inutile alla fin fine.
Realizzare film comici è un lavoro serio (Buster Keaton)
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