Spero non vi siate persi questa notte su Fuori orario il ritorno di Kim Ki-duk con Arirang, film presentato quest'anno al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard.
Kim Ki-duk ce lo ricordiamo tutti con il cappellino sempre in testa a girare un film dietro l'altro. Come dice lui stesso era come un corridore che corre veloce, che non pensa ad altro che a correre. Senza nemmeno accorgersene ha girato 15 film in 13 anni. Un episodio però, un incidente nel quale l'attrice protagonista del suo ultimo film Dream ha rischiato seriamente di morire, l'ha fatto rallentare, a porsi delle domande, ad affrontare aspetti della vita che l'hanno trovato impreparato come il tradimento dei suoi collaboratori. Ma ha rallentato così tanto da fermarsi ed ora è da tre anni che non gira più un film, nonostante abbia ancora molto da dire e dei film in mente che vorrebbe realizzare. Ma Kim Ki-duk non ha più il cappellino in testa, adesso ha dei capelli lunghi abbastanza trasandati, eremita in una casa di montagna, attaccato alla bottiglia e perseguitato da se stesso. Ma ha talmente voglia di tornare a girare che ha fatto un documentario o un film drammatico su se stesso in questo momento della sua vita, nel quale racconta con grande sincerità le sue ambizioni e le sue difficoltà nel realizzarle. Un grido di dolore toccante e a tratti inquietante che probabilmente rappresenta un nuovo inizio per Kim o forse solo il suo testamento artistico. In ogni caso fa capire, semmai ce ne fosse bisogno, la grandezza di un autore che speriamo torni presto al suo lavoro.