Miami Vice (2006) di Michael Mann
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Miami Vice (2006) di Michael Mann
di ritorno dal cinema...che dire...
Sarà che con Mann sono di parte, ma a me questo è sembrato un film di genere veramente tosto, e lontano anni luce dalle varie bambinate prodotte a Hollywood.
Cupo, teso, poco accomodante e girato da Dio. Non avrà lo spessore di "Heat" o "Insider", ma i personaggi hanno la stessa epicità.
A caldo...
8,5/10
ne parlo meglio domani
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Ultima modifica di vegeta85 il domenica 15 ottobre 2006, 3:18, modificato 2 volte in totale.
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Sono trepidante! Mercole prossimo prenotato Arcadia Sala Energia!vegeta85 ha scritto:di ritorno dal cinema...che dire...
Sarà che con mann sono di parte, ma a me questo è sembrato un film di genere veramente tosto, e lontano anni luce dalle varie bambinate prodotte a Hollywood.
Cupo, teso, poco accomodante e girato da Dio. Non avrà lo spessore di "Heat" o "Insider", ma i personaggi hanno la stessa epicità.
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- Yorick
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Visto ieri sera. STREPITOSO!!! VIBRANTE!!! Sceneggiatura ad orologeria che ti tiene incollato sulla poltroncina. Colonna sonora da urlo (ma c'era anche Chris Cornell vero? Non me lo sono sognato vero??)!! Gli effetti sonori delle sparatorie sono pazzeschi, ogni tanto mi stava quasi venendo l'istinto di proteggermi!!!
Girato anche questo completamente in digitale come Collateral (si nota molto nelle immagini notturne).
Grandissimo Mann!!!
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erano gli Audioslave.Yorick ha scritto:Colonna sonora da urlo (ma c'era anche Chris Cornell vero? Non me lo sono sognato vero??)
gran colonna sonora è vero, c'erano pure Moby e i Mogwai.
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Dicevo che quella voce non mi era nuova! La riconoscerei ovunque!vegeta85 ha scritto:erano gli Audioslave.
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appena letta la recensione di Mereghetti.
Gli è piaciuto molto. Lo ha trovato un film decisamente "innovativo" a livello tecnico, quasi rivoluzionario, per il modo con cui riprende il "reale" con estrema precisione.
Ovviamente la promozione assoluta non è sganciata dal racconto in sè, che Mereghetti ha trovato "non tradizionale" e assolutamente anti hollywoodiano (finale tronco, poca azione, molti dialoghi e personaggi).
Insomma, davvero sti americani non ci capiscono un cacchio di film. Come si fa a stroncare un film come "Miami Vice"? Ma che si aspettavano, "Bad Boys 2" o "Arma Letale"?
Ripeto: bello bello bello.
Gli è piaciuto molto. Lo ha trovato un film decisamente "innovativo" a livello tecnico, quasi rivoluzionario, per il modo con cui riprende il "reale" con estrema precisione.
Ovviamente la promozione assoluta non è sganciata dal racconto in sè, che Mereghetti ha trovato "non tradizionale" e assolutamente anti hollywoodiano (finale tronco, poca azione, molti dialoghi e personaggi).
Insomma, davvero sti americani non ci capiscono un cacchio di film. Come si fa a stroncare un film come "Miami Vice"? Ma che si aspettavano, "Bad Boys 2" o "Arma Letale"?
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ma com'è gli audioslave non ci sono nell'album della colonna sonora??
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Nella scena che precede lo scontro in discoteca dove incrociano il coyote (scena magistrale)? C'è anche in Miami Vice? 'azzo non vedo l'ora che arrivi mercole!Straw Dog ha scritto:Una canzone degli Audioslave è presente anche in Collateral
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appena posso lo andrò a vedere...ank'io quando si tratta di Mann sono di parte...
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“¿Qué es un fantasma?
Un evento terrible condenado a repetirse
una y otra vez,
un instante de dolor, quizá
algo muerto que parece por momentos vivo aún,
un sentimiento, suspendido en el tiempo,
como una fotografía borrosa,
como un insecto atrapado en ámbar.”
"Quando l'Uomo Nero va a dormire controlla che non ci sia Chuck Norris nell'armadio"
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probabilmente i diritti per quella canzone costavano troppo, così come quelli per il brano di Jay Z che si sente nella prima scena, ma che nel cd non c'è.Yorick ha scritto:ma com'è gli audioslave non ci sono nell'album della colonna sonora??
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La trasposizione cinematografica del celebre serial anni ’80, del quale lo stesso Mann fu produttore esecutivo, perde quasi del tutto il glamour e le scenografie da cartolina con ville da sogno e fenicotteri rosa e ci catapulta in un a Miami postmoderna, dove crimine e corruzione sono così diffusi da trasformare una delle location più affascinanti al mondo in una sorta di limbo oscuro. E cambiare gli uomini che ci abitano, anche se lottano per la giustizia.
Così accade ai due poliziotti infiltrati Sonny Crockett (Colin Farrell) e Rico Tubbs (Jamie Foxx), il primo impulsivo e borioso, ma in costante conflitto tra il suo vero io e le maschere che, di missione in missione, deve indossare. Il secondo più riflessivo, ma determinato e freddo quanto basta quando la situazione lo richiede.
Michael Mann in poco più di due ore porta sul grande schermo un racconto teso e concitato, dove ogni scena sembra portare gli spettatori e le vite dei due protagonisti oltre il limite della sopportazione umana, giusto per poi osservarne le reazioni e i comportamenti.
Tecnicamente il regista ripercorre il sentiero già battuto in Collateral, ovvero l’uso del digitale ad alta definizione come nuovo strumento per catture con un occhio diverso la propria rappresentazione della realtà. E’ un percorso al quale Mann e il direttore della fotografia che lo assiste Dion Beebe tengono molto, nonostante la quasi totalità dei registi hollywoodiani osteggino tale scelta preferendo la vecchia pellicola.
Come per Sonny e Rico prima della scena finale, anche Mann sa prendersi i suoi rischi e giocarsi non certo la vita ma almeno la carriera.
Voto: 8
Così accade ai due poliziotti infiltrati Sonny Crockett (Colin Farrell) e Rico Tubbs (Jamie Foxx), il primo impulsivo e borioso, ma in costante conflitto tra il suo vero io e le maschere che, di missione in missione, deve indossare. Il secondo più riflessivo, ma determinato e freddo quanto basta quando la situazione lo richiede.
Michael Mann in poco più di due ore porta sul grande schermo un racconto teso e concitato, dove ogni scena sembra portare gli spettatori e le vite dei due protagonisti oltre il limite della sopportazione umana, giusto per poi osservarne le reazioni e i comportamenti.
Tecnicamente il regista ripercorre il sentiero già battuto in Collateral, ovvero l’uso del digitale ad alta definizione come nuovo strumento per catture con un occhio diverso la propria rappresentazione della realtà. E’ un percorso al quale Mann e il direttore della fotografia che lo assiste Dion Beebe tengono molto, nonostante la quasi totalità dei registi hollywoodiani osteggino tale scelta preferendo la vecchia pellicola.
Come per Sonny e Rico prima della scena finale, anche Mann sa prendersi i suoi rischi e giocarsi non certo la vita ma almeno la carriera.
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Miami Vice
Michael Mann porta sul grande schermo il serial cult da lui creato negli anni '80, ma nessuna ripresa nostalgica, nessuna strizzatina d'occhio alle leggi del box office.
"Miami Vice" è un film di "genere" come non ne vedevamo da anni. Michael Mann è uno dei pochi che può permettersi di decostruire Hollywood dall'interno, prendendo parte a progetti da centinaia di milioni di dollari (135 in questo caso) ricavandone però opere personali, quasi "sperimentali".
"Miami Vice" segnerà un nuovo standard all'interno del genere action: è un film assolutamente diverso da qualsiasi bambinata prodotta oggi nella mecca del cinema, una pellicola che richiede "attenzione" e che tenta di smontare i clichè di un genere dato ormai per morto.
Il film di Mann parte come "Collateral" senza titoli di testa. Il logo della Universal e poi BAM, si è catapultati nell'azione.
Catapultati è da leggersi nella sua accezione letterale, perchè lo spettatore è immediatamente trasportato nelle vite di Crockett e Tubs, due poliziotti dell'anti droga di Miami.
Non c'è un prologo, non c'è nessuna spiegazione. Il film inizia in medias res con i protagonisti che tentano di acciuffare un trafficante dentro ad una discoteca. Non sappiamo cosa sta succedendo, e non sapremo mai come andrà a finire, perchè dopo pochi minuti i due vengono invischiati un altra missione, ben più pericolosa.
A Mann interessa relativamente il plot. Non c'è un finale aperto come hanno detto in molti. Il fatto è che non c'è proprio un finale.
Il suo è un tranche de vie nell'esistenza di due poliziotti bravissimi a svolgere il loro lavoro (come il detective Pacino e il ladro De Niro di "Heat" o il Vincent di "Collateral") ma destinati ad essere perenemmente soli (Crockett-Farell si innamora della donna del boss che dovrebbero catturare)
E così, in una Miami ripresa praticamente solo di notte (e commentata da una colonna sonora altrettanto cupa e sintetica, con brani di Moby e Mogwai), tempestata di nubi e fulmini che sembrano presagire un imminente Apocalisse (dimenticate le spiagge e il sole della serie tv), assistiamo a una delle tante operazioni di queste due anime solitarie, in un meccanismo narrativo che si snoda con fredda precisione chirurgica.
Nel cinema di Mann forma e contenuto sono indissolubilmente legati. E così l'ultilizzo delle riprese in digitale da vita ad una nuova forma di "realismo", che permette allo spettatore di notare, con estrema nitidezza, qualsiasi dettaglio presente nell'inquadratura. Ciò che vediamo è un puzzle complicato quasi quanto l'indagine dei due poliziotti, che richiede senza dubbio concentrazione, ma che ripaga, e offre una delle poche esperienze veramente inedite recentemente viste al cinema.
Ok, "Miami Vice" non possederà lo spessore di altre pellicole del regista come "Insider", ma l'epicità che si respira è la stessa de "L'Ultimo dei Mohicani" o il già citato "Heat".
Da non perdere.
Voto: 8,5
Michael Mann porta sul grande schermo il serial cult da lui creato negli anni '80, ma nessuna ripresa nostalgica, nessuna strizzatina d'occhio alle leggi del box office.
"Miami Vice" è un film di "genere" come non ne vedevamo da anni. Michael Mann è uno dei pochi che può permettersi di decostruire Hollywood dall'interno, prendendo parte a progetti da centinaia di milioni di dollari (135 in questo caso) ricavandone però opere personali, quasi "sperimentali".
"Miami Vice" segnerà un nuovo standard all'interno del genere action: è un film assolutamente diverso da qualsiasi bambinata prodotta oggi nella mecca del cinema, una pellicola che richiede "attenzione" e che tenta di smontare i clichè di un genere dato ormai per morto.
Il film di Mann parte come "Collateral" senza titoli di testa. Il logo della Universal e poi BAM, si è catapultati nell'azione.
Catapultati è da leggersi nella sua accezione letterale, perchè lo spettatore è immediatamente trasportato nelle vite di Crockett e Tubs, due poliziotti dell'anti droga di Miami.
Non c'è un prologo, non c'è nessuna spiegazione. Il film inizia in medias res con i protagonisti che tentano di acciuffare un trafficante dentro ad una discoteca. Non sappiamo cosa sta succedendo, e non sapremo mai come andrà a finire, perchè dopo pochi minuti i due vengono invischiati un altra missione, ben più pericolosa.
A Mann interessa relativamente il plot. Non c'è un finale aperto come hanno detto in molti. Il fatto è che non c'è proprio un finale.
Il suo è un tranche de vie nell'esistenza di due poliziotti bravissimi a svolgere il loro lavoro (come il detective Pacino e il ladro De Niro di "Heat" o il Vincent di "Collateral") ma destinati ad essere perenemmente soli (Crockett-Farell si innamora della donna del boss che dovrebbero catturare)
E così, in una Miami ripresa praticamente solo di notte (e commentata da una colonna sonora altrettanto cupa e sintetica, con brani di Moby e Mogwai), tempestata di nubi e fulmini che sembrano presagire un imminente Apocalisse (dimenticate le spiagge e il sole della serie tv), assistiamo a una delle tante operazioni di queste due anime solitarie, in un meccanismo narrativo che si snoda con fredda precisione chirurgica.
Nel cinema di Mann forma e contenuto sono indissolubilmente legati. E così l'ultilizzo delle riprese in digitale da vita ad una nuova forma di "realismo", che permette allo spettatore di notare, con estrema nitidezza, qualsiasi dettaglio presente nell'inquadratura. Ciò che vediamo è un puzzle complicato quasi quanto l'indagine dei due poliziotti, che richiede senza dubbio concentrazione, ma che ripaga, e offre una delle poche esperienze veramente inedite recentemente viste al cinema.
Ok, "Miami Vice" non possederà lo spessore di altre pellicole del regista come "Insider", ma l'epicità che si respira è la stessa de "L'Ultimo dei Mohicani" o il già citato "Heat".
Da non perdere.
Voto: 8,5
Ultima modifica di vegeta85 il domenica 15 ottobre 2006, 3:18, modificato 1 volta in totale.
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Una consiglio a Michael Bay; se gli dovesse balzare in mente la malaugurata idea di girare un terzo capitolo di Bad Boys, si guardi più volte questo Miami Vice di Michael Mann. Un centinaio di visioni dovrebbero bastare. Scherzi a parte, la pellicola, tratta dall'omonima serie ideata vent'anni fa dallo stesso regista, è un piccolo gioiello nell'ambito suo genere. Cool senza cadere nel barocco, scene d'azione (poche in verità) magistrali, buone prove da parte degli attori, uso della macchina da presa solido e senza fronzoli. Insomma, quel cinema sempre più raro che Mann ha fatto ormai da tempo il suo biglietto di presentazione. Consigliato.
Voto: 8+
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- floyd
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- Località: N 45°37' / E 13°49'
Bel film, il giusto mix tra tette, droga e pistole con l'aggiunta di una colonna sonora che pompa di brutto
Voto 7,5
Ennesima reunion della lobby di DE questa volta al Cinestar di Ferrara (voto 6 per i popcorn trovati sulle poltrone che risalivano al periodo della guerra in Vietnam) con guest star Lorbull (presentatosi al punto di raccolta di Venezia in parrucca lamè-corto-oro, voto 10 seguirà foto...) e la carrambata del'arrivo non annunciato della Dev (voto 10 e lode); dopo il film, tutti
in pizzeria (hey vegeta, ma che pizzeria ci hai consiglito? l'età media dei commensali era sui 15 anni..) e arrivo a casa alle 2.
alla prossima
Voto 7,5
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in pizzeria (hey vegeta, ma che pizzeria ci hai consiglito? l'età media dei commensali era sui 15 anni..) e arrivo a casa alle 2.
alla prossima
Condivido, anche se un 500 spari in più ci sarebbero stati bene (disclaimer: è una battuta prendere come tale).floyd ha scritto:Bel film, il giusto mix tra tette, droga e pistole con l'aggiunta di una colonna sonora che pompa di brutto
Voto 7,5
Veramente un bel film: atmosfere cupe (al contrario di quelle della serie TV che non mi era mai piaciuta in modo particolare), poliziotti che camminano sul filo di lana fra giustizia e criminalità, belle donne (il che non guasta mai).
Voto 8
Voto 10 alla giornata nel suo complesso
E' sempre un piacere rivedere gli uomini e le donne della lobby
Qualcuno ha detto ...chi non ha niente da nascondere non ha niente da temere...
Qualcun altro ha detto ...datemi sei righe scritte dal più onesto degli uomini, e vi troverò una qualche cosa sufficiente a farlo impiccare...
...non sono i popoli a dover aver paura dei propri governi, ma i governi che devono aver paura dei propri popoli...
Qualcun altro ha detto ...datemi sei righe scritte dal più onesto degli uomini, e vi troverò una qualche cosa sufficiente a farlo impiccare...
...non sono i popoli a dover aver paura dei propri governi, ma i governi che devono aver paura dei propri popoli...
Dal punto di vista estetico senza dubbio. Questo progetto però, se dato in mano a registi più convenzionali, sarebbe diventato un revival anni '80 piuttosto becero.Marv ha scritto:ma insomma, alla fine con la serie non centra proprio nulla, a parte riprendere vagamente i due personaggi principali... no?
PS: ho ripulito io gli OT
Vuoi dire che riprende i personaggi dal punto di vista estetico o che non centra proprio nulla dal punto di vista estetico? O tutt'eddue? O nessuno dei due?click ha scritto:Dal punto di vista estetico senza dubbio.Marv ha scritto:ma insomma, alla fine con la serie non centra proprio nulla, a parte riprendere vagamente i due personaggi principali... no?
La seconda che hai detto e mi riferivo al film nel suo complesso rispetto alla serie. La Miami da cartolina rappresentata nel serial qui non la vedi.Marv ha scritto:Vuoi dire che riprende i personaggi dal punto di vista estetico o che non centra proprio nulla dal punto di vista estetico? O tutt'eddue? O nessuno dei due?click ha scritto:Dal punto di vista estetico senza dubbio.Marv ha scritto:ma insomma, alla fine con la serie non centra proprio nulla, a parte riprendere vagamente i due personaggi principali... no?
Per quanto riguarda i due protagonisti invece Mann ha ripreso molti aspetti delle personalità di quelli originali, sopratutto per quando riguarda il Sonny Crockett delle ultime stagioni di Miami Vice, quando il suo personaggio patinato di investigatore modaiolo si scontrava con una individualità ormai al limite.
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visto ieri sera; ottima trasposizione di Mann dall'omonima serie televisiva americana. Giusta la scelta di evitare il tono patinato della serie stessa e costruire dopo Collateral e Heat (senza però raggiungere i livelli di questi), l'ennesimo poliziesco di riferimento. Buona scelta di interpreti, ache se Foxx convince a mio parere più di Farrell.
Voto 8
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