La tortura (1975) di Nico Papatakis - Mosaico -

Pellicole cult e film che hanno fatto la storia del cinema, dalla sua nascita al 1980.

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Saimo
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La tortura (1975) di Nico Papatakis - Mosaico -

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Ho comprato e visto il mio primo DVD Mosaico (spero sia anche l'ultimo). Si tratta di un film maledetto, quasi invisibile, La tortura di Nico Papatakis. Come al solito, il DVD contiene soltanto la versione italiana, ma va sottolineato che in questo caso la situazione era complessa: il film è uscito in Francia nel 1975 ma è stato subito ritirato dalle sale, arrivando poi tortuosamente in Italia nel 1977, in una versione rimaneggiata per il nostro mercato sotto la supervisione dello stesso regista, che è poi tornato una terza volta sul film nel 2005, rimontandolo e aggiungendo delle scene girate ex novo. Un'edizione in DVD completa, va da sé, dovrebbe quindi render conto di tre diversi montaggi, ma per il momento purtroppo ci tocca accontentarci di quel che passa il convento, che purtroppo non è granché: la Mosaico ha telecinemato un vecchio 35mm pieno di difetti, con moltissimi segni e frequenti salti di fotogrammi, anche molto fastidiosi. Guardabile, ma a malapena sufficiente.

Val la pena sopportare un'edizione così? Tutto sommato direi di sì, perché secondo me il film oltre a essere rarissimo è anche abbastanza straordinario. Avevo già visto, in una retrospettiva del 2009, due altri film di Papatakis (Les équilibristes e I fotografia), e anche questo terzo titolo conferma la grandezza di un autore misconosciuto purtroppo non solo al grande pubblico ma anche a moltissimi di noi appassionati. Si tratta, sia chiaro, di un cinema che potrà non piacere, ma almeno gli estimatori di Godard e Fassbinder dovrebbero secondo me dargli una possibilità. La tortura, che per certi versi mi ha ricordato Partner. di Bertolucci, è un film estremo in tutti i sensi, sia per le tematiche e le immagini che mostra: una riflessione anche agghiacciante sul terrorismo, la violenza e il capitalismo, condotta però attraverso i cascami del metacinema, del neo-melodramma e del sadomasochismo. La storia, ridotta all'osso e insieme eccessiva, ruota infatti intorno a un'attrice divisa fra cinema e terrorismo, trasformata dal suo regista-pigmalione in una specie di arma di distruzione di massa. Un film poverissimo ma spesso geniale, fatto di pochi spazi e pochi personaggi, costruito soprattutto su una serie di assenze e lontananze, sia affettive che politiche ed esistenziali. Non amo per niente i film "politici", ma qui il verbo si fa carne sotto i nostri occhi, e la performance di Olga Karlatos (all'epoca compagna del regista) è davvero memorabile. Insomma, io lo consiglio sperticatamente, poi fate voi ;)

Un paio di fotogrammi:
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Cosmo
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Re: La tortura (1975) di Nico Papatakis

Messaggio da Cosmo »

Interessante, grazie!
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Re: La tortura (1975) di Nico Papatakis

Messaggio da Cosmo »

Ho seguito il consiglio di Saimo e ho acquistato il dvd. Lo ringrazio nuovamente per la segnalazione, nonostante il film non mi sia piaciuto. La tortura è un film certamente coraggioso, originale, eppure per me sconcertante. Nemmeno io amo troppo i film "politici", forse proprio perchè politicamente sono piuttosto impegnato, e questo è proprio uno di quei film che nonostante si sforzi di dimostrare il contrario (l'evidente autocritica del regista stesso) risulta in certi momenti, agli occhi dello spettatore in una certa misura "militante", intellettualistico, quasi insopportabile. Intendo dire che la critica feroce, persino la più disillusa e disincantata, espressa attraverso una forma "artistica", per essere riuscita, dovrebbe comunque - almeno secondo me - offrire una possibilità, che se non è data dalla visione del mondo, sia data dall'opera in sé. Nel caso de La tortura, data la brutalità della rappresentazione della società occidentale, e data l'assenza di una qualunque via d'uscita, dovrebbe essere il film in sé stesso a determinare il senso, per quanto vacuo e irrilevante. Invece ho trovato il film pieno di alti e bassi, a volte recitato anche abbastanza male, ossessivo ma di un'ossessione tutta individuale, che rischia suo malgrado -e questo è il punto principale secondo me - di confermare tutti i peggiori luoghi comuni sulla sinistra rivoluzionaria, a cominciare dal fatto che sono film come questo le pellicole che meglio la rappresenta. Ci sarebbe molto altro da dire, ma per ora mi fermo qui. Solo una cosa, ancora. Vorrei fosse chiaro che con questo mio giudizio non voglio assolutamente criticare Saimo, che stimo e leggo sempre con grande interesse, data la sua preparazione e onestà intellettuale, compresa la sua descrizione di questo film. Che non è "sbagliata" (come penso scriverebbe Papatakis), ma semplicemente "altra", e dunque interessante e stimolante. Altrimenti non avrei preso il dvd... :-21
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Saimo
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Re: La tortura (1975) di Nico Papatakis

Messaggio da Saimo »

Secondo me, l'aspetto più interessante è proprio il versante autocritico, cioè la scelta di raccontare l'impegno politico della protagonista sotto forma di melodramma sadomasochista, in cui però è decisiva l'assenza perenne del partner. Come se l'idealismo autolesionista di questi radicali fosse appunto sempre proiettato verso qualcosa di irraggiungibile. La scena della festa, in cui gli intellettuali da salotto psicanalizzano la protagonista mi sembra in questo senso ancora più crudele delle scene di violenza vere e proprie, perché in certa misura mette in crisi la cieca fedeltà della Karlatos al proprio regista, mostrando la strumentalizzazione del militante (che poi diventa anche strumentalizzazione dell'attrice e, ad altro livello, strumentalizzazione della donna). Ma avendo visto altri due lavori di Papatakis direi anche che il discorso in ultima analisi non è tanto politico quanto universale, perché anche gli altri film riconducono tutti i rapporti umani, anche quelli di amicizia e amore, a dinamiche simili, in cui ogni coppia non può che articolarsi in una dialettica vittima/carnefice, e i personaggi restano in vita soltanto grazie alle proprie "illusioni", proiettate verso un altrove più mitico che reale. Che poi questo cinema possa non piacere è più che pacifico, anche La tortura all'epoca dell'uscita credo sia stato stroncato più o meno universalmente, in Italia ne scrisse bene solo Farassino.
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Re: La tortura (1975) di Nico Papatakis

Messaggio da Cosmo »

Saimo ha scritto:Secondo me, l'aspetto più interessante è proprio il versante autocritico, cioè la scelta di raccontare l'impegno politico della protagonista sotto forma di melodramma sadomasochista, in cui però è decisiva l'assenza perenne del partner. Come se l'idealismo autolesionista di questi radicali fosse appunto sempre proiettato verso qualcosa di irraggiungibile. La scena della festa, in cui gli intellettuali da salotto psicanalizzano la protagonista mi sembra in questo senso ancora più crudele delle scene di violenza vere e proprie, perché in certa misura mette in crisi la cieca fedeltà della Karlatos al proprio regista, mostrando la strumentalizzazione del militante (che poi diventa anche strumentalizzazione dell'attrice e, ad altro livello, strumentalizzazione della donna). Ma avendo visto altri due lavori di Papatakis direi anche che il discorso in ultima analisi non è tanto politico quanto universale, perché anche gli altri film riconducono tutti i rapporti umani, anche quelli di amicizia e amore, a dinamiche simili, in cui ogni coppia non può che articolarsi in una dialettica vittima/carnefice, e i personaggi restano in vita soltanto grazie alle proprie "illusioni", proiettate verso un altrove più mitico che reale. Che poi questo cinema possa non piacere è più che pacifico, anche La tortura all'epoca dell'uscita credo sia stato stroncato più o meno universalmente, in Italia ne scrisse bene solo Farassino.
Ecco, la frase che ho evidenziato (sulla quale concordo), è proprio ciò che trovo maggiormente criticabile del film di Papatakis. Paradossalmente, è proprio questo tipo di approccio a tematiche complesse come quelle affrontate da Papatakis a rendere La tortura a mio giudizio più consolatorio di un qualsiasi film di propaganda del realismo socialista. In estrema sintesi, secondo Papatakis, per quanto ci si sforzi, per quanto si soffra, per quanto si lotti, alla fine ci sarà sempre qualcuno che sfrutterà, che si approfitterà della buona fede, che ristabilirà un rapporto schiavo-padrone; in sostanza, così va il mondo, e non cambierà mai niente, perchè si è sempre strumenti di qualcosa. Cosa resta dunque? Dio. Oppure l'artista. Ma attenzione, che costui sia "maledetto". Insomma, mentre si tortura e si muore sul serio, Papatakis toglie ogni illusione, ogni speranza, mettendo in scena un mondo livido, cupo, orribile, sotto ogni punto di vista, secondo qualunque ideologia. Fare un film per dire tutto questo non è allora consolatorio, proprio ed esclusivamente per lo stesso autore che sulla pellicola non risparmia nessuno, nemmeno se stesso, ma che nella vita reale firma La tortura con nome e cognome, e si presenta ai festival? Non si tratta forse dell'altra faccia dell'individualismo esasperato che Papatakis mostra di odiare? Fassbinder, che giustamente hai citato, trattava il rapporto di coppia e il capitalismo con non meno ferocia e disillusione: ma la messa in scena dei rapporti di forza presenti nella coppia (e per estensione nella società), affermandone l'esistenza, li metteva al contempo in crisi, lasciando allo spettatore la libertà di pensare che quantomeno da quelle catene si potrebbe tentare di liberarsi. Che la liberazione da una schiavitù possa significare finire dentro a un'altra, o che da vittime ci si trasformi necessariamente in carnefici, è un'ideologia strumentale al mantenimento delle cose così come sono. Con buona pace dei tentativi di Papatakis di épater le bourgeois.
Un'ultima cosa, è possibile reperire la recensione di Farassino? Sono molto curioso di leggerla. Grazie :-21
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Saimo
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Re: La tortura (1975) di Nico Papatakis - Mosaico -

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Per chi fosse curioso di approfondire il cinema di Papatakis, segnalo che su Amazon c'è questo splendido cofanetto francese in BD scontato del 70%, che racchiude in pratica tutta la sua filmografia. Ci sono vari extra e anche un libro, tutto English-friendly tranne il CD con l'intervista fiume con Michele Ciment, che è solo in francese. :-21
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