E' il motivo per cui non sono andato oltre al 6; aggiungo poi che pur essendo un ottimo attore D.W. l'ho trovato poco appropriato per questa parte, troppo bravo ragazzo a mio parere...Machina ha scritto:C'è però, a mio parere, un difetto: il film si sarebbe dovuto fermare nel momento in cui Lucas viene preso (un'altra sequenza che coniuga perfettamente montaggio parallelo e musica). Così facendo, però, non si sarebbe rispettata la storia vera (dalla quale la produzione ha tratto linfa commerciale). Comunque il passaggio dal Lucas mafioso al Lucas collaborazionista è fatto con la cesoia e lascia piuttosto interdetti, allo stesso modo dell' "amicizia", sbrigativa e fatta di un paio di sorrisi, che ne deriva tra lo spacciatore e lo sbirro. Pur sapendolo, infastidisce non poco vedere una giustizia che sconta i 70 anni di uno spacciatore omicida in 15, ma soprattutto la predilizione che chi ha realizzato il film, Washington in primis, ha avuto per il delinquente.
American Gangster (2007) di Ridley Scott
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vivimilano
Anni '70: l'ascesa e caduta di un boss nero della droga diventa una metafora dell'immutabilità del capitalismo. Non una saga dall'interno, alla Scorsese, ma una riflessione sulla presunzione americana di incarnare la giustizia. Il cast è enorme, il racconto è trascinante. (a.p. )
Anni '70: l'ascesa e caduta di un boss nero della droga diventa una metafora dell'immutabilità del capitalismo. Non una saga dall'interno, alla Scorsese, ma una riflessione sulla presunzione americana di incarnare la giustizia. Il cast è enorme, il racconto è trascinante. (a.p. )
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anch'io ho molto apprezzato il film, ma devo dire che concordo in pieno con almeno uno dei dei dubbi sollevati da machina, in particolare risulta troppo brusco il passaggio dal lucas antagonista al lucas collaborazionista, sembrano quasi due persone diverse. vuoi vedere che nel dvd ci saranno enne minuti di scene aggiuntive che elaboreranno proprio questo punto?
tanto più che ormai scott ci ha abituato, volente o nolente, a far uscire dei dvd con edizioni anche molto diverse da quelle viste al cinema
inoltre, e questa mi sembra una coincidenza fin troppo strana anche se magari è presa pari pari dalla vicenda reale, mi sembra incredibile che al buon poliziotto crowe, appena passato l'esame e con tanto di emozione al debutto in aula, venga affidato anche l'incarico di avvocato dell'accusa contro lucas. aldilà della delicatezza del compito che credo avrebbe dovuto consigliare il procuratore distrettuale ad affidare l'incarico a un avvocato un tantino più esperto, non è piuttosto strano che venga scelto proprio il poliziotto che ha svolto le indagini? un avvocato della difesa dovrebbe aver avuto ottimo gioco a mettere in difficoltà l'accusa evidenziando il doppio ruolo di crowe, e quindi evidente accanimento contro l'imputato.
se poi le cose sono proprio andate così anche nella realtà, vabbè, mi arrendo
tanto più che ormai scott ci ha abituato, volente o nolente, a far uscire dei dvd con edizioni anche molto diverse da quelle viste al cinema
inoltre, e questa mi sembra una coincidenza fin troppo strana anche se magari è presa pari pari dalla vicenda reale, mi sembra incredibile che al buon poliziotto crowe, appena passato l'esame e con tanto di emozione al debutto in aula, venga affidato anche l'incarico di avvocato dell'accusa contro lucas. aldilà della delicatezza del compito che credo avrebbe dovuto consigliare il procuratore distrettuale ad affidare l'incarico a un avvocato un tantino più esperto, non è piuttosto strano che venga scelto proprio il poliziotto che ha svolto le indagini? un avvocato della difesa dovrebbe aver avuto ottimo gioco a mettere in difficoltà l'accusa evidenziando il doppio ruolo di crowe, e quindi evidente accanimento contro l'imputato.
se poi le cose sono proprio andate così anche nella realtà, vabbè, mi arrendo
ma sbaglio o alla fine del film viene rivelato che per aver collaborato con la giustizia, Crowe diventa da accusatore a avvocato difensore di Lucas?. In ogni caso mi piacerebbe che nel DVD mettessero un bel documentario sulla vita vera di Frank Lucasbobdeniro ha scritto:inoltre, e questa mi sembra una coincidenza fin troppo strana anche se magari è presa pari pari dalla vicenda reale, mi sembra incredibile che al buon poliziotto crowe, appena passato l'esame e con tanto di emozione al debutto in aula, venga affidato anche l'incarico di avvocato dell'accusa contro lucas. aldilà della delicatezza del compito che credo avrebbe dovuto consigliare il procuratore distrettuale ad affidare l'incarico a un avvocato un tantino più esperto, non è piuttosto strano che venga scelto proprio il poliziotto che ha svolto le indagini? un avvocato della difesa dovrebbe aver avuto ottimo gioco a mettere in difficoltà l'accusa evidenziando il doppio ruolo di crowe, e quindi evidente accanimento contro l'imputato.
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Perché sentiamo la necessità di chiacchierare di puttanate, per sentirci a nostro agio? È solo allora che sai di aver trovato qualcuno di davvero speciale, quando puoi chiudere quella c*zz* di bocca per un momento e condividere il silenzio in santa pace.
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sì sì, il che se ci si pensa, aumenta l'effetto 'incredibilità'.Godfather ha scritto:ma sbaglio o alla fine del film viene rivelato che per aver collaborato con la giustizia, Crowe diventa da accusatore a avvocato difensore di Lucas?.
accidenti, quel lucas deve essere stata un'ossessione mica da ridere per il buon richie roberts
l'ho visto ieri sera... dopo un'ora di film mi è salito un febbrone assurdo, non ce la stavo facendo... un incubo. E dura pure un'ora e quaranta! Non mi poteva capitare con "In Linea con l'Assassino"?
Vabbè, comunque è per dire che, data la mia condizione, il film l'ho proprio odiato...
Poi stanotte mi sono svegliato... la febbre era scesa... e mi sono resoconto che invece mi è piaciuto!
Gli darei un 7,5.
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La mia collezione - 83 DVD -
“¿Qué es un fantasma?
Un evento terrible condenado a repetirse
una y otra vez,
un instante de dolor, quizá
algo muerto que parece por momentos vivo aún,
un sentimiento, suspendido en el tiempo,
como una fotografía borrosa,
como un insecto atrapado en ámbar.”
"Quando l'Uomo Nero va a dormire controlla che non ci sia Chuck Norris nell'armadio"
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visto ieri sera. E' troppo lungo, un po' se ne risente...impossibile non pensare a "il Padrino", di analoga lunghezza...dopo circa un'ora in American Gangster ancora a momenti non e' successo nulla, nel film di Coppola siamo gia' in pieno svolgimento. Inoltre, quando un malavitoso comincia a sbraitare, non fa mai paura quanto Micheal Corleone, e questo, ahime', penalizza tutti i film di gangster e boss malavitosi che ho visto dopo il Padrino, da Road to Perdition a The Departed. Cio' detto, e' una storia vera, abbastanza inquietante e molto interessante, con un ottimo cast (Russel Crowe pero' sembra John Nash, ogni tanto, ma forse e' solo inespressivo di suo, peraltro e' Silvio Muccino fra 15 anni...). Nel piattume/pattume generale, se metti insieme Ridley Scott, Denzel Washington e Russel Crowe qualcosa di buono ne esce sempre...ma sinceramente come in negativo forse non si deve andare a scomodare i giganti del passato, anche in positivo non si puo' elogiarlo solo per la mancanza di valide alternative.
Bella la colonna sonora "black".
Voto 6,5
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si bè, 40 minuti solo la sequenza iniziale del matrimonioMcFly28 ha scritto:visto ieri sera. E' troppo lungo, un po' se ne risente...impossibile non pensare a "il Padrino", di analoga lunghezza...dopo circa un'ora in American Gangster ancora a momenti non e' successo nulla, nel film di Coppola siamo gia' in pieno svolgimento.
ma a parte questo, un film solo perchè parla di malavita e gangster va paragonato al "Padrino"?
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Credo che McFly volesse dire una cosa piu' semplice: se Il Padrino e' da 9, questo merita 6.5.
Questo nonostante sia un buon film, tra i migliori del periodo.
Almeno, io l'ho intesa in questa maniera...
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Say, where did I see this guy?
In Red River?
Or A Place in the Sun?
Maybe the Misfits?
Or From Here to Eternity?
Saluti, B.
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- raystorm
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American Gangster – Questione di cuore
Frank Lucas (Denzel Washington) è un criminale. Lo è perché il mondo che lo circonda gli ha da sempre fatto cedere come i buoni non sono poi diversi dai cattivi; lo è poiché nessuno gli ha mai detto che vivere da una parte o dall’altra di un’immaginaria barriera morale fa qualche differenza. Frank Lucas è niente altro che un autista, un amico, un operaio, una commessa, un meccanico, una cameriera. Frank Lucas è la parte anarchica presente in ogni persona; rappresenta il rivoluzionario desiderio del potere ad ogni costo, ne incarna la gloria ed è dimostrazione vivente che una coscienza forte può ottenere ciò che vuole da quello che gli gravita attorno. Frank Lucas incarna il sogno americano che diviene delirio e successivamente incubo. Frank Lucas fornì per più di 15 anni droga ad una nazione, desiderosa di dimenticare il capitalismo ed una guerra che l’ha privata di troppi figli. “American Gangster” è la rappresentazione di un corpo in lenta decomposizione, un cadavere caldo che lentamente diviene freddo lasciando ancor meno possibilità di ritornare in vita. Non esistono certezze oltre alla morte nella vita di un’uomo, l’unica cosa a cui può aspirare sono scelte da compiere per le quali sarà bollato e ricordato in ogni caso. Così un poliziotto come Richie Roberts (Russell Crowe) vedrà condannata la sua onestà, un criminale come Lucas sarà libero di uccidere per le strade del suo quartiere venendo lodato per le sue azioni dal popolo. Il mondo è di chi lo piega al suo volere urla la telecamera di Ridley Scott, ma non per questo si rimarrà per sempre impuniti, ed è proprio il caso di Lucas che pagherà a caro prezzo gli anni di gloria. “American Gangster” non inscena il dualismo tra cacciatore (il poliziotto) e preda (il criminale), nemmeno si concentra a riflettere sulle connotazioni socio-politche dei personaggi negli anni in cui sono avvenuti i fatti raccontati, al contrario penetra nell’animo del criminale di Harlem nel tentativo di svelarne i segreti. Morte e rinascita ancora una volta sono i basamenti su cui Scott costruisce questo nuovo film, inallenando attorno a questi due una storia che vede due personaggi in bilico tra scegliere se essere o meno onesti con se stessi prima che con gli altri (magnifica in questo senso la scena in cui Roberts mette da parte l’orgoglio per amore del figlio in un’aula di tribunale). “American Gangster” è una storia che non lascia spazio ad una parabola romantica, non ci sono sogni che si animano su un cartellone pubblicitario, ma è un film di genere non attaccato fermamente attaccato alla pura realtà, ove non c’è il cattivo cinematografico, il mafioso carismatico, o l’iperbole del successo di Scorsesiana memoria. Il film di Scott passa per alcuni stereotipi obbligati per dovere di narrazione, evitandone molti già inscenati da illustri registi prima di lui. Grazie al montaggio delll’italiano Pietro Scalia ed ad una regia non sfarzosa ma decisa, la quale omaggia in più riprese (con scostante riuscita) alcuni classici come “Quei bravi ragazzi” e “Scarface”, quello che poteva essere un nuovo “western metropolitano” o "gangster movie" debitore dell’indimenticabile “Scarface”, si trasforma in un film nudo e crudo, fatto di uomini che hanno sempre creduto nel mondo e modo in cui vivevano, anche quando questo gli ha chiuso la porta in faccia. Non ci sono lati ammirevoli in un criminale come Lucas, non si simpatizza con lui mai per tutta la durata del film (ed è forse la cosa più normale non parteggiare per un criminale), come risulta difficile farlo nei confronti del poliziotto Roberts, in quanto uomo che vive solo ed unicamente per se stesso. “American Gangster” è amaro e secco, potrà non piacere, ma questo non sarebbe un problema perché a nessuno piacerebbe una vita di redenzione come quella del protagonista e della sua nemesi.
Film: 7 - Il voto potrebbe aumentare con una successiva visione, il film è velocissimo ma è comunque difficile avere una certa soglia d'attenzione in due ore e mezza.
http://raystormcineblog.splinder.com/post/15731860
Frank Lucas (Denzel Washington) è un criminale. Lo è perché il mondo che lo circonda gli ha da sempre fatto cedere come i buoni non sono poi diversi dai cattivi; lo è poiché nessuno gli ha mai detto che vivere da una parte o dall’altra di un’immaginaria barriera morale fa qualche differenza. Frank Lucas è niente altro che un autista, un amico, un operaio, una commessa, un meccanico, una cameriera. Frank Lucas è la parte anarchica presente in ogni persona; rappresenta il rivoluzionario desiderio del potere ad ogni costo, ne incarna la gloria ed è dimostrazione vivente che una coscienza forte può ottenere ciò che vuole da quello che gli gravita attorno. Frank Lucas incarna il sogno americano che diviene delirio e successivamente incubo. Frank Lucas fornì per più di 15 anni droga ad una nazione, desiderosa di dimenticare il capitalismo ed una guerra che l’ha privata di troppi figli. “American Gangster” è la rappresentazione di un corpo in lenta decomposizione, un cadavere caldo che lentamente diviene freddo lasciando ancor meno possibilità di ritornare in vita. Non esistono certezze oltre alla morte nella vita di un’uomo, l’unica cosa a cui può aspirare sono scelte da compiere per le quali sarà bollato e ricordato in ogni caso. Così un poliziotto come Richie Roberts (Russell Crowe) vedrà condannata la sua onestà, un criminale come Lucas sarà libero di uccidere per le strade del suo quartiere venendo lodato per le sue azioni dal popolo. Il mondo è di chi lo piega al suo volere urla la telecamera di Ridley Scott, ma non per questo si rimarrà per sempre impuniti, ed è proprio il caso di Lucas che pagherà a caro prezzo gli anni di gloria. “American Gangster” non inscena il dualismo tra cacciatore (il poliziotto) e preda (il criminale), nemmeno si concentra a riflettere sulle connotazioni socio-politche dei personaggi negli anni in cui sono avvenuti i fatti raccontati, al contrario penetra nell’animo del criminale di Harlem nel tentativo di svelarne i segreti. Morte e rinascita ancora una volta sono i basamenti su cui Scott costruisce questo nuovo film, inallenando attorno a questi due una storia che vede due personaggi in bilico tra scegliere se essere o meno onesti con se stessi prima che con gli altri (magnifica in questo senso la scena in cui Roberts mette da parte l’orgoglio per amore del figlio in un’aula di tribunale). “American Gangster” è una storia che non lascia spazio ad una parabola romantica, non ci sono sogni che si animano su un cartellone pubblicitario, ma è un film di genere non attaccato fermamente attaccato alla pura realtà, ove non c’è il cattivo cinematografico, il mafioso carismatico, o l’iperbole del successo di Scorsesiana memoria. Il film di Scott passa per alcuni stereotipi obbligati per dovere di narrazione, evitandone molti già inscenati da illustri registi prima di lui. Grazie al montaggio delll’italiano Pietro Scalia ed ad una regia non sfarzosa ma decisa, la quale omaggia in più riprese (con scostante riuscita) alcuni classici come “Quei bravi ragazzi” e “Scarface”, quello che poteva essere un nuovo “western metropolitano” o "gangster movie" debitore dell’indimenticabile “Scarface”, si trasforma in un film nudo e crudo, fatto di uomini che hanno sempre creduto nel mondo e modo in cui vivevano, anche quando questo gli ha chiuso la porta in faccia. Non ci sono lati ammirevoli in un criminale come Lucas, non si simpatizza con lui mai per tutta la durata del film (ed è forse la cosa più normale non parteggiare per un criminale), come risulta difficile farlo nei confronti del poliziotto Roberts, in quanto uomo che vive solo ed unicamente per se stesso. “American Gangster” è amaro e secco, potrà non piacere, ma questo non sarebbe un problema perché a nessuno piacerebbe una vita di redenzione come quella del protagonista e della sua nemesi.
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Grazie Barbazza, intendevo quello.
In ogni caso se vedo un film di un certo genere, lo valuto rispetto ai film dello stesso genere, sopratutto per capire cosa non mi ha convinto...anche la questione della durata, un film e' troppo lungo anche se dura un'ora, quando e' fatto male, o no? Visto che American Gangster condivide con il Padrino il genere e piu' o meno la durata, mi veniva naturale il paragone, soprattutto a beneficio di chi non l'ha visto!!
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io non avrei mai pensato al Padrino se non l'avessi letto prima di entrare in sala sulla locandina, più che invogliare la visione aumenta delle false speranze "Epico come il Padrino" mi pare dica la dicitura, bel film ma di epico non ha nulla [Uno si aspetta scene "cult" da cineteca come nei Padrini, Scarface e compagnia bella ma in tutto il film se ne ritrovano solo un paio (è più giocato come detto sopra sulla regia, gli accostamenti musica-immagini e le contrapposizioni come le sequenze durante la festa del ringraziamento)]. Il film non mi ha convinto del tutto, è indubbiamente un buon film.
Voto: 7 oggettivo (voto fazioso: 6/7 per le aspettative infrante)
Un applauso alla madre di Lusac che di punto in bianco vive nel lusso e non si chiede mai una volta da dove provengano quelle vagonate di dollari
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- Glorfindel
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uriel ha scritto:Un applauso alla madre di Lusac che di punto in bianco vive nel lusso e non si chiede mai una volta da dove provengano quelle vagonate di dollari
esi stato poco attento uriel , verso il finale c'è un confronto tra Lucas e sua madre, quest'ultima lo rinprovera, gli dice che non è stupida, sa da dove viene quel tipo di vita che si possono permettere...ecc..
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